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Alba, la Signora, era appena uscita dalla doccia con il suo accappatoio bianco, ancora bagnata; rientrata in camera, lo tolse e lo posò con disinvoltura sul divano, mostrando un corpo molto bello da quarantenne, leggermente abbronzato. Giratasi verso di me, con nonchalance, notò di sfuggita che la guardavo con un misto di ammirazione e curiosità. Si stese, quindi, sul letto, poggiata sui gomiti, mostrandomi la curva del suo fondoschiena, e mi chiese se volevo assaggiarne il sapore; mi avvicinai, e, chinandomi sopra di lei, ch'era ancora profumatissima, la sfiorai delicatamente, a lungo, con la lingua.
'Domani, ci sarà una mia amica, la signora Giuliana, quindi tu fai come vuoi' mi stava dicendo (è chiaro che non ero tenuta a intrattenere amici o conoscenti della Signora). La sera dopo, quindi, verso le nove, mi stavo vestendo per uscire, quando suonò il campanello: evidentemente era l'amica, che arrivava, perfettamente puntuale; sentii che la Signora sì alzò ed andò ad aprirle. 'Ciao, Giuliana!', 'Ciao, Alba!', 'Che piacere!', 'Ma quanto tempo...!: solite cerimonie, pensai, anche un po' finte. Da quel poco che udii dalla mia camera, nei minuti in cui stavo finendo di prepararmi, ebbi l'impressione che la Signora avesse un certo rispetto di questa Giuliana, che, dalla voce, doveva essere anche più grande di lei: in effetti, seppi, poi, che aveva nove anni di più. Si trovavano nell'ampio salone, distanti dall'ingresso e di spalle a me, per cui ebbi modo di uscire senza dover salutare, potendole comunque vedere. Questa signora Giuliana, mi fece un'impressione molto diversa da come me l'ero immaginata in base alla voce e a quel brandello di conversazione: di buona statura, come o un po' più di me, aveva un'espressione sicura e l'aspetto di chi non ha bisogno di chiedere aiuto a qualche maschietto, quando deve svolgere un'attività che richieda forza fisica; ne ebbi, quindi, un'impressione molto positiva, e ammetto che restai qualche istante a rimirarla, facendoci su anche qualche cattivo pensiero.
Una quindicina di giorni dopo, la Signora mi disse che sarebbe tornata di nuovo a trovarla la sua amica Giuliana, e mi chiese che cosa volessi fare: le dissi, quindi, che le avrei dato volentieri una mano, e lei me lo concesse.
In questi casi, solitamente, portavo il vestitino nero: questa volta, invece, dopo aver indossato il reggiseno, le mutandine e le autoreggenti, misi solo il grembiulino bianco, e la crestina ricamata, in testa, dello stesso colore.
La Signora apparve incuriosita, quando mi vide; mentre l'amica era compiaciuta, così mi sembrò, più che sorpresa. Mentre erano a tavola, notai che quest'ultima, con savoir-faire, di quando in quando, mi osservava; 'è una vera Signora', pensai.
Terminata la cena, l'ospite, con un cenno, chiese della toilette, e la Signora, che immagino non avesse colto del tutto la situazione, mi chiese di accompagnare l'amica al piano di sopra.
Mentre salivamo, a un certo punto, quest'ultima, con molta delicatezza, mi sfiorò un braccio, il che non mi dispiacque affatto.
Una volta arrivati, le domandai se avesse bisogno di qualcosa, e lei mi chiese di aspettarla, quindi entrò nel bagno e si chiuse la porta alle spalle. Dopo un minuto, mi chiamò: 'Alessandra?'; 'Sì', risposi. 'Mi aiuti?', replicò; 'Sì, Signora', feci, di nuovo, e, aprendo delicatamente la porta, aggiunsi: 'posso?', ed entrai. La trovai, che era ancora seduta, a gambe divaricate, con le mutandine al ginocchio, e, chinatami di fronte a lei, l'aiutai.
E' stato così che, quella volta, ho tradito la Signora.
Ale.