La nuova vita di Monica - racconto a puntate

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oburdell77
view post Posted on 25/1/2015, 23:29




A voi giudizi e valutazioni, consigli e suggerimenti sulla saga di Monica e Giacomo.
Scrivetemi a [email protected] Mi piacerebbe coinvolgervi come co-autori, anche raccontandovi le sue caratteristiche e dandovi spunti e foto per conoscere meglio monica

Erano una giovane coppia, lui 33 anni libero professionista, lei 24 studentessa universitaria e lavoratrice. Una coppia giovane, bella e affiatata: interessi comuni, periodiche collaborazioni lavorative e una sana intensa passione per il sesso. L'intesa sessuale era davvero ottima: quantità, qualità e frequenza invidiabili.
Lui, Giacomo, alto, moro un sapore di maschio che strizzava l'occhio a tutti i bei culi che passavano per strada: una vera passione.
Lei, Monica, magra, bionda, seno piccolo ma un culo divino: alto, sodo, sensuale.
E Giacomo gradiva, già dopo i primi mesi di rapporto l'aveva oleata prima con delicatezza, le aveva sputato sul buchetto con decisione e l'aveva inculata. Era stata una sensazione nuova, per lei, ancora vergine a 24 anni dal culo. Tanto nuova da farla quasi lacrimare, prima dal dolore, poi dal godimento, poi dalla porcaggine: stava godendo dal culo. E si sentiva magnificamente troia, con quell'orgasmo inatteso e dirompente.

La vita di coppia procedeva allegramente fra lavoro, sesso, viaggi e quotidianeità.
Sarà stato il caldo, sarà stato il culetto di lei che spuntava sempre dalle gonnelline succinte che portava in casa, sarà stato quell'ancheggiare da rizzacazzi, Giacomo le portò un bel regalino a casa.

Era un dildo, un cazzo di gomma, un arnese di 24 cm rosa, largo e minaccioso.
“ Con questo puoi iniziare a soddisfarti dieci minuti prima che io arrivi, così da essere già bella aperta come una puttanella quando sono a casa, e non solo a casa”, disse ammiccando.
Lei a quel termine strabuzzò gli occhi, “puttanella, ma come ti viene in mente! Come ti permetti”, e così dicendo fece una piroetta su se stessa facendo volteggiare il gonnellino filo-fica che portava su delle belle gambe lunghe e sensuali che poggiavano su alti tacchi a zeppa, tacco 12, grigi.
Si andava instaurando una complicità nuova...
Giacomo la colse al volo, la sapeva lunga al riguardo, e in un sol colpo l'abbrancò e le infilò due dita in fica. Era ovviamente già fradicia, e da quando lui stesso l'aveva depilata, adorava averla in ogni momento a portata di mano: a casa, in autobus, via skype dal lavoro. Una fichetta 24enne sempre bagnata e aperta, con dei grossi labbroni e un colore rosa che invitava a leccarla.

Cinta per la vita e con due dita in fica, aveva un bel che dimenarsi: Monica si trovò pancia sotto adagiata sulle ginocchia di Giacomo, come una studentessa cattiva che sta per essere sculacciata; e Giacomo con quel culetto in vista, che lei spingeva maliziosamente verso l'alto, non poteva certo perdere un'occasione del genere.
Spostato il perizoma di Monica, giocò a fare il professore e la rimproverò, sculacciandola:
“quasto perchè ti vesti come una studentessa troia”, e giù il primo ceffone su quelle chiappe deliziose e bianchissime; “questo perchè appena arrivato in casa non me l'hai succhiato”, e giù il secondo; “questo perchè ti ho portato un regalo e non l'hai ancora provato....lo farò io ora!!!” e giù il terzo violento schiaffone che la fece sobbalzare..e preoccupare.

Nel frattempo non aveva smesso di spingerle due dita nella fica sempre più slabbrata, che iniziava a colare sotto un ritmo sempre più incalzante. Monica, vogliosa, assecondava quei movimenti con il bacino e prendeva sempre più centimetri di dita dentro di se. Ma la troietta era voziosa ed abituata a ben altri calibri... Senza smettere di farle un ditalino sempre più violento, Giacomo scarto il cazzone di gomma e in un secondo, dopo averle spalancato la bocca con l'altra mano, glielo infilò dentro di forza per 10 centimetri buoni.
Monica accusò il colpo e mugolò qualcosa a bocca piena, la maleducata, fra i primi rivoli di saliva che le colavano dai lati della bocca. La scena era molto eccitante: una bimba vestita da scolaretta troia, sulle sue ginocchia e a culo all'aria con due dita in fica e un cazzo di comma in bocca.
Monica non e lo aspettava ma, sarà l'eccitazione sarà la voglia di tener testa a Giacomo, non si ribellava troppo opponendo quella finta resistenza che portò lui a spingerle in cazzo di gomma sempre più in gola e a inserirle il terzo dito in fica.
“Altro che puttanella! Sembri proprio una troia ora lo sai, vero?! Ti stai infilando 15 cm di cazzo in gola e ti sto facendo la fica con tre dita. Sbavi e fai i versi di una puttana” e, preso dall'eccitazione, le sputò in faccia. Uno due tre volte fino a coprirle tutta la faccia di sputo: era immobilizzata e bloccata al tempo stesso dalla voglia crescente. Iniziò a dimenare le mani, Monica, non sapeva neanche lei se per afferrare il cazzo di Giacomo, per colpirlo o per vincere il senso di impotenza.
Lui le tolse il grosso attrezzo dalla bocca e disse delle parole che le gelarono il sangue nelle vene, mai lui era stato così brutale e diretto in quei mesi insieme: “adesso con quest'affare ti spacco il culo, troia mia!” e spinta la testa verso il basso, mentre la teneva ancora sulle ginocchia, tolse la mano dalla fica e approfittando degli abbandonti umori che gli erano colati fin sull'orologio, senza pensarci su due volte le infiò due dita direttamente nel culo. Gridò, Monica, gridò di dolore e di paura. Ma fu un grido soffocato dallo schiaffo che le arrivò in viso. E questo, inaspettatamente, la eccitò.
La eccitava essere umiliata
La eccitava essere trattata da troia
La eccitava stare a culo aperto davanti al suo uomo che disponeva del suo corpo
La eccitava sapere che di li a pochi secondi avrebbe avuto il culetto pieno

C'era elettricità nell'aria.

Giacomo con le due dita non si limitava a spingere ma allargava, dilatava, apriva e cercava di spanare definitivamente quel culetto nel quale già molte volte si era accomodato. I suoi movimenti erano sempre più decisi e l'ano iniziava a cedere e ad allargarsi, tolse le dita, la baciò sulla bocca e poi tenendole il culo aperto, ormai con la complicità delle mani di monica che allargavano le pacche del culo, le infilò la grossa cappella di quel cazzo di gomma dentro.
Monica sperava di poter avere un attimo di tregua per incassare il primo colpo, lui invece come fosse un ombrellone nella sabbia, iniziò a scavare, spingere, allargare, piantare in profondità. In pochi secondi il suo culo era oscenamente aperto, completamente riempito e il rosa contrastava con il colore del cazzone di gomma. Entrarono 5 10 20 centimetri di roba, finchè non rimase fuori la sola base con la ventosa. Era una visione arrapante, oscena, pornografica e la cosa piaceva ad entrambi. Una volta piantato tutto dentro, non pago, iniziò a stantuffare avanti e indietro con la forza di entrambe le mani. Il culo di Monica cedeva, l'ano si dilatava e il cazzone ormai entrava e usciva senza problemi fra gemiti e osceni. Lei riuscì a dire una sola parola “Troia”. Aggiungendo “Mi stai trattando come una troia, ne sei consapevole?! Mi stai spaccando il culo con due mani, e io voglio godere così! Usami, rompimi!!!”.
Si avvicinava l'orgasmo. Monica iniziava ad uscire di testa, si allargava sempre più le chiappe e sempre più forte lui spingeva dentro tutto quell'affare, giocando in senso circolare per allargarle ancora di più il buco del culo. Iniziava a farsi strada nella testa di Giacomo l'idea che avere una fidanzata col culo spaccato fosse davvero il massimo. Continuò a spingere con una sola mano, con forza e costanza, e le invilò l'intera mano destra in bocca, simulando un pompino mentre le spaccava il culo: “troia è come se stai prendendo due cazzi! Troia sei consapevole che ti comporti come una puttana di strada? Vuoi un altro cazzo mentre ti inculo?” Lei farfugliava qualcosa che non si capiva e Giacomo per tutta risposta le sputò ancora in faccia, su quegli occhioni verdi spalancati e deliranti per il piacere e l'umiliazione. Nel frattempo il cazzo gli scoppiava nei pantaloni, ma non voleva fermarsi, per quello ci sarebbe stato tempo. Voleva farla godere dal culo e farle male al tempo stesso e andò avanti per 3-4 minuti, senza tregua. Monica iniziò a gridare e a gemere incitandolo a continuare e a spingere, fino a tremare, a godere finchè non cascò dalle sue ginocchia ritrovandosi pancia sotto a terra con il cazzo di gomma ancora piantato nel culo. Tremava per il piacere, Monica, ma ebbe pochi secondi per riprendersi perchè Giacomo le fu addosso e le mise il suo cazzone scuro in gola, sprofondando nelle tonsille di quella sua amata ridotta una pezza, sdraiata per terra, ancora impalata dal cazzo di gomma, con la bava alla bocca e chiazze di sputo in faccia e sui vestiti. Le scopò la bocca spingendo con forza fino a sentire i suoi conati di vomito, la sgridò perchè cercava di togliersi il cazzo dal culo e glielo impedì, e nel frattempo si godeva un pompino delizioso e aggressivo, quasi isterico. Dopo pochi minuti, mentre lei su un fianco sempre per terra continuava a succhiare avidamente, sentì l'orgasmo arrivare. Giacomo si alzò di scatto e le sborrò addosso, sui vestiti, sui capelli, sul viso: 7-8 fiotti che la macchiarono dappertutto mentre ancora per terra Monica si godeva la fine di quell'inatteso ed intenso amplesso.
Solo quando lui si fù svuotato le palle le stappò il culo togliendole il cazzo da dentro, mentre lei si rilassava per terra.
La visione del suo buchetto era deliziosa, e lui le chiese di aprirselo ancora: una cavità nera e un contorno violaceo, livido e pulsante, un buco di culo della dimensione di un euro che rimaneva completamente aperto. Non resistette alla tentazione e le scattò una foto in primissimo piano a quel culo sfondato e capiente. Poi trandola per i capelli la baciò in bocca dolcemente, impastando sperma e saliva, che la costrinse a ingoiare all'istante prima di staccarsi, sprezzante, sputandole ancora addosso e dicendole di andarsi a lavare che sembrava una troia.
Monica, con la schiena appoggiata alla poltrona e le gambe cinte dalle braccia, disse solo: “perchè sembro?! Sono, la tua troia da ora”.

Era definitivamente cambiato qualcosa, nella loro vita sessuale. E il cambiamento sembrava essere molto interessante...continua.

Monica era rimasta piacevolmente sconvolta ed eccitata da quel nuovo amplesso, improvviso frenetico e un po' umiliante del giorno prima. Come ogni brava femmina vogliosa che si rispetti ovviamente non poteva né accontentarsi né smettere di pensare al piacere del sentirsi nuda ed esposta davanti a lui, violata e maltrattata.
Il giorno dopo fu un lungo giorno, di ditalini e pensieri perversi. Per prima cosa riprese quel cazzo di gomma che le aveva aperto il culo la sera prima: lo toccò, soppesò, leccò e infine se lo infilo in bocca per vedere se e quanto riusciva a tenerne dentro. Non poté fare a meno di pensare ai pompini fatti, e che voleva fare, al suo Giacomo. Non poteva smettere di pensare al gusto che aveva nel fargli pompini mentre lui, sdraiato a letto, fumava una sigaretta dopo l'altra quasi ignorandola o parlava al telefono. Non poteva smettere di pensare a quelle lente e lunghe leccate che gli dava sui coglioni e poi, soprattutto, attorno alla cappella. Quella grande cappella gonfia che a fine pompino le faceva sentire male alla mascella.
Pensando a queste cose non poté fare a meno di eccitarsi e decise di guardarsi, guardarsi allo specchio mentre si masturbava e si accarezzava il clitoride sporgente che in realtà stava già sfregando. Scosciandosi sul letto, scostando quel minuscolo vestitino che portava quando stava in casa, capì perché lui si eccitava da matti a vederla a gambe aperte: cosce lunghe e sottili, scarpa con il tacco SEMPRE, fichetta da bambina depilata e labbroni rosa che guidavano la mano e la lingua fino ad un buco del culo viola per l'uso recente e sempre pulsante di voglia.
Dopo due secondi aveva il suo dildo da 24 cm sprofondato in fica. Entrava senza problemi, era già fradicia del resto, e quell'affare scivolava così comodamente che decise di sfondarsi con due mani: a gambe aperte davanti allo specchio Monica si masturbava con il suo nuovo giocattolo godendosi sensazioni e suoni di bagnato e appiccicaticcio che erano sempre più forti.
Mentre gemeva di piacere fissandosi, con sguardo torvo e temibilmente arrapato, allo specchio si rese conto dai rumori circostanti che non era sola in casa. Nella stanza affianco si era appena svegliato evidentemente il coinquilino di Giacomo, Andrea, un ragazzone di 35 anni che lavorava in una sala giochi, ad orari strani, e che quindi si trovava sempre in casa. Presa dall'eccitazione e dai pensieri da troia che ormai le giravano in testa decise di non smettere (la porta era chiusa) e di continuare a godersi l'orgasmo che stava arrivando mugolando e gemendo. Sapeva che lui l'avrebbe sentita. Dopo aver goduto davanti allo specchio che la ritraeva senza pietà a cosce aperte e fica ormai slabbrata si calmò e andò a farsi un caffè... ma a cosce nuda, dopo quei gridolini e con Andrea in casa...non trovò di meglio che togliere la gonnellina e vestire i suoi leggings bianchi.
Quel culetto tondo a mandolino, pronunciato e sporgente era praticamente nudo ed esposto con il tessuto che aderiva completamente a quelle chiappe sfondate poche ore prima.
Alla sua vista Andrea, che si grattava le palle e giocava con il suo pittbull, non poté non notarla ed arraparsi subito, mentre il cagnone nel farle le feste fiutò l'odore di fica e come prima cosa la spinse contro il muro e le diede due ampie leccate sulla fica coperta solo dalla sottile stoffa dei leggings. Fu davvero inaspettato ed imbarazzante camminare lungo il corridoio sculettando davanti ad Andrea mentre il cane la seguiva e le dava profonde leccate fra le chiappe. Mentre preparava il caffè Andrea iniziò ovviamente a girarle attorno e mentre chiacchieravano non poté non farle notare che c'era una macchia li, proprio fra le sue cosce: “Monica, ti sei pisciata addosso o sei bagnata fra le gambe? Hai una macchia umida che si sta allargando, che cazzo hai fatto se Giacomo non è in casa?! Niente niente ti sei sdilatinata come una povera troietta? Mi potevi chiamare se avevi voglia!!”
Lei non ebbe la forza di saltare in piedi e schiaffeggiarlo ma con un gesto spontaneo aprì le gambe per controllarsi, la stoffa tirata sulla sua pelle, bianca, mostrava chiaramente che li sotto c'era una patatina aperta e rasata. Andrea non perse tempo a bloccarle le gambe allargate con le sue e con un gesto veloce iniziò a sfiorarla da sopra il tessuto. Monica era incredula e impotente, ma forse era semplicemente un po' troia e la situazione da 24 ore a quella parte la stava rendendo bollente e e vogliosa. Non riuscì, o non volle dire una parola e si lasciò sfiorare per un minuto. Andrea era sicuro di se e scostatole in un colpo veloce il tessuto dei leggings le infilò al volo due dita nella fica che trovò magnificamente colante e aperta, pronta per essere riempita. Solo ora, con due dita in fica lei trovò la forza di dirgli “Che cazzo fai, ma sei impazzito!?!?” e si scostò. Lui per tutta risposta si infilo le due dita bagnate in bocca e le succhiò “Ormai ti ho assaggiata, la prossima volta ti riempio”, e dicendo così tirò fuori il cazzo dai pantaloncini che portava senza mutande. Glielo sventolò a pochi centimetri dagli occhi “Abituati all'idea, io ti scopo!” e così dicendo se ne andò strofinandole lentamente ma nettamente il cazzo sulla faccia.
Monica era fradicia e incredula: ma quanto era stata troia? Si era fatta cacciare due dita in fica praticamente da uno sconosciuto. Non era lucida, ma era eccitata e sentiva la patatina dura e i leggings ormai zuppi li davanti.
Doveva uscire. Scrisse al suo uomo che di li a poco avrebbe finito di lavorare “Oggi per strada incontrerai una puttana”.
Si lavò e vestì con una mini jeans molto corta, perizoma e autoreggenti che con il gonnellino rendevano visibile quel pezzo di pelle fra fica e calza per cui gli uomini impazziscono, tacco 12 con zeppa d'ordinanza e un cardigan leggero per provare a coprire e non farsi stuprare.
In autobus, pieno come sempre a Roma, fu una guerra: chiunque passava le si strusciava addosso, i marocchini che erano sempre li pronti le appoggiarono in diverse occasioni il cazzo sul culo e almeno una volta uno provò a spingerglielo in mano. Riuscì a scendere dal bus integra ma con una voglia di cazzo incredibile addosso.
Aspettò il suo uomo all'angolo dell'ufficio e quando lui passò la guardò come si guardano quelle troie tutte in tiro che sono sempre in giro per farsi ammirare.
Cazzo – pensò Giacomo – è Monica!
Capita la situazione e memore del SMS precedente non la salutò nemmeno ma le diede una sonora e vistosa manata sul culo che alzò la mini e quindi finì direttamente sulle chiappe mezze nude.
“E' vero, ho trovato una puttana” disse baciandola con foga sulla bocca.
Camminarono per pochi metri e si infilarono in un grande magazzino, ZARA, dove lui scelse i vestiti più provocanti, corti e trasparenti per lei intimandole di andare a provarli al reparto uomo che era meno affollato e senza coda per i camerini. Sulle scale mobili le frugò la fica, per la gioia del gruppetto di ragazzi che pochi scalini più sotto ammirava lo spettacolo e scattò qualche foto.
Arrivati ai camerini, ce n'erano 6 occupati e solo quello in fondo vicino allo specchio libero. Fu li che si misero con tutti gli shorts, leggings, minigonne scelte e fu li che lui le fece togliere il perizoma ancora prima di entrare. La guardò con la mini alzata nel camerino, lei aveva la faccia vogliosa ma soprattutto l'interno coscia bagnato dei suoi stessi umori “Non ce la fai più, vero?!” e lei per tutta risposta si buttò con la schiena contro la parete del camerino e si infilò due dita in fica iniziando a masturbarsi fino a gemere pochissimi secondi dopo davanti a lui.
Passata questa foga iniziale si cambiò e provò dei leggings palesemente troppo piccoli che le lasciavano più di mezza chiappa da fuori, lui la costrinse ad uscire, con le scarpe, per guardarsi allo specchio ma in realtà per far ammirare ai circa 10 maschi presenti quello spettacolo di troia che aveva affianco. Lei era rossa in volto, ma eseguì e sfilo per 10 metri mentre tutti la fissavano: era con il culo da fuori e le cosce le luccicavano. Il gioco andò avanti così per 10 minuti: Giacomo aveva il cazzo che gli esplodeva e mente Monica si rimetteva il suo vestito entrò nel camerino lasciando la tendina tutta aperta e le piazzò il cazzo davanti al viso.
Non ci fu bisogno di una parola lei lo ingoiò famelica, se lo infilò prima in gola gorgogliando, lo ricoprì di saliva, ci sputò sopra e poi iniziò a pomparlo con forza tirando a se Giacomo dal culo.
Era in una posizione oscena, piegata sulle gambe, a cosce aperte, con la mini che le era salita alla pancia e quindi la fica aperta e all'aria. E succhiava, succhiava avida sbavandosi addosso. Il cazzo di Giacomo, scuro e grosso, le pompava la bocca la riempiva mentre lei andava avanti a pompare e succhiare. Poi si dedicò alla cappella, come piaceva a lui, lo leccava proprio sotto il rigonfiamento, nella parte più sensibile, con rapide linguate per poi scendere e con la lingua larga risalire tutto il fusto lentamente. Giacomo non controllava neanche più se qualcuno si avvicinava, si “limitava” a scoparle la bocca. Gli occhi di Monica all'improvviso cambiarono direzione e smisero di fissare il suo maschio che stava per sborrarle in gola: c'erano due ragazzi che stavano guardando la scena mentre si specchiavano negli specchi del corridoio dei camerini. Era incredula, ma non voleva smettere. Continuò senza dire niente a lui, continuò a pompare con ancora maggiore intensità: spalancò la bocca e facendo dei versi da cagna soffocata si spinse tutto il cazzo fino alla base in gola, lasciò scivolare la lingua sotto quella bestia di carne e iniziò a leccare i coglioni del suo uomo.
Ma il suo sguardo era tutto per gli spettatori che erano sempre più vicini e la fissavano mentre la sua testa bionda faceva avanti e indietro. Monica succhiava il cazzo di Giacomo ma guardava negli occhi due sconosciuti che la ammiravano in quel divino pompino. Dopo due minuti gli spettatori erano cinque, cinque maschi vestiti e sconosciuti che si godevano lo spettacolo. Giacomo prima di sborrare aprì gli occhi e vide che Monica guardava oltre lui, stava per incazzarsi ma istintivamente si girò e vide la platea maschile che fissava Monica.
“Che troia!” fu il suo unico commento prima di prenderla per i capelli e tirarla violentemente a se fino a infilarle il cazzo in gola, ignorando i suoi mugolii e tentativi di respirare. Si sbatté quella faccia sfigurata dalla troiaggine e dall'eccitazione sul cazzo avanti e indietro per 7 8 9 10 volte, poi allentando la presa si girò “Vi piace lo spettacolo? Mi date 10 auro a testa oppure vi interessa lei?”
Uno dei ragazzi iniziò a dire “No scusa è che era difficile resistere, hai ragione ci allontaniamo..” Ma Giacomo rispose “Ciccio, non hai capito un cazzo avvicinatevi a questa puttana, l'ho raccattata per strada, godetevi lo spettacolo” e i 5 si avvicinarono fino quasi ad essere tutti nel camerino. Monica era all'angolo, non aveva più alcun potere contrattuale, ma soprattutto aveva la fica aperta e nuda e la bocca piena di cazzo. Non aveva scelta, continuò a succhiare, guardandosi attorno ora sospettosa. Giacomo spingeva e parlava con i ragazzi chiedendole come trovavano quel culo che lui aveva fatto sfilare per loro. I commenti si fecero pesanti, volarono i primi troia, puttana vogliosa, 20 euro li spenderei pure per lei.... I due più audaci avevano già il cazzo in mano e se lo menavano a pochi centimetri dal viso di Monica, che in questa situazione folle ed arrapante aumentò il ritmo del pompino a Giacomo che infatti dopo un minuto finalmente venne nella sua bocca. Monica non riuscì a tenere tutto in bocca ma rigurgitò un po' di sborra addosso a se stessa, provando a mettere la mano davanti alla bocca per evitare di sputare fuori tutto. La scena era ancora più imbarazzante, lei che con la mano proteggeva la bocca mentre tossiva sborra che la imbrattava su mani, bocca, viso e vestiti. I due ai suoi lati continuavano a segarsi e Giacomo, rimesso l'attrezzo nei boxer, le disse “Puttana che li lasci così sti due ragazzi? Dagli na mano a finire, poi ti compro na magliettina!”
Monica d'istinto andò con la testa e la bocca aperta verso il primo cazzo a lei più vicino e lo imboccò lentamente. C'era stato un terribile fraintendimento, Giacomo intendeva che gli desse una mano con la sega, non che li spompinasse!!!!
Gli venne istintivo darle un ceffone sulla testa, che le fece ingoiare ancora più centimetri di quel cazzo sconosciuto. Monica piangeva, era sicura di aver ormai passato il limite e sapeva di poter perdere l'amore della sua vita, ma ormai.... continuava a succhiare ed anzi con la mano sinistra libera impugnò l'altro cazzo e iniziò a segarlo.
Giacomo stava per svenire, la sua ragazza con la bocca ancora impastata della sua sborra stava smpompinando un ragazzino sconosciuto e ne segava un altro, davanti ad altri tre maschi arrapati. Per fortuna il negozio era quasi in chiusura!!
Monica succhiava e segava, ma con gli occhi cercava lo sguardo del suo uomo che ora sorrideva.
Quella fantastica puttana, che mai in vita sua aveva pensato ad una situazione promiscua con altri uomini, era impegnata con 2 cazzi diversi.
Dopo poche succhiate profonde, risucchi che sembravano farle esplodere le guance e qualche leccata finale sulla cappella il primo alla sua destra esplose in un orgasmo ricco ed abbondante che le fini sulle labbra e sul viso. Monica si pulì con la mano, che ormai era lercia di due sborrate e si dedicò ad una sega a due mani all'ultimo che a sua volta dopo pochi colpi con quella splendida puttana che lo fissava negli occhi a bocca aperta pronta a ricevere la terza sborrata calda, venne.
Anche lui la centrò in faccia, fra occhi e naso. Era completamente impasticciata in viso, con le mani grondanti e in un secondo di lungo imbarazzo il fortunato che aveva ricevuto il pompino le disse “ti vanno bene 20 euri?” e davanti alla mancata risposta i due fortunati tirarono fuori 20 euro a testa e glieli misero in mano.
Monica ancora fradicia ed eccitata per quella folle situazione che era durata almeno 10 minuti prese i soldi e mentre provava ad alzarsi, con le gambe anchilosate, si trovò a tu per tu con il viso del suo uomo. Che la guardò con disprezzo e le disse “Pulisciti” scompigliandole i capelli sulla faccia piena di sborra, I ragazzi ringraziarono, salutarono e andando via chiesero a Giacomo “Dove l'hai trovata? Vorrei ripassare a caricarla con 5 6 amici per una festicciola a casa”. Giacomo si fece dare il numero di cellulare del fortunato spompinato e disse che la troia l'avrebbe sicuramente richiamato per accordarsi.
Rimasti soli, lei si alzò, provò a ricomporsi senza dire una parola e lui la colpì in viso con due sonori violenti ceffoni. Monica barcollò, scoppio a piangere cercando di abbracciarlo ma lui si rifiutò “Sei tutta sporca di sborra, puttana! Che cazzo pensi di fare? Hai succhiato il cazzo di uno sconosciuto come se fossi una da marciapiede, come se lo facessi ogni giorno di professione, che razza di troia ho affianco!?!?”
Lei seguitava a piangere, lui prese altri 5 euro dalla tasca glieli tirò addosso accartocciati dicendole “comprati una camicetta, te la sei meritata”, e le strizzò l'occhio lasciandola da sola nel camerino a raccogliere i vestiti da troia che stavano comprando e a pulirsi la sborra dalla faccia.
Andarono a pagare: Monica passò le banconote umide al commesso che nel vederla spettinata, con una evidente macchia di sborra nei capelli e con la faccia lucida forse capì ma non disse nulla, salutandola con un “Buona sera Signora”, dove quel “Signora” era molto marcato e stava evidentemente per “Puttana”.
Usciti lei dimenticò anche di pulirsi, si abbracciarono e Monica gli disse quasi gridando per strada “TI AMOOO”. Parlottarono in giro per via del Tritone, lui le frugava la fica che rimaneva sempre bagnata sotto la mini che le scopriva sempre l'inizio delle chiappe e lei non perdeva occasione per toccargli il cazzo perennemente in tiro.
Non tornarono a parlare dell'accaduto perché era stato tutto così normale e voluto che non servivano altre parole, entrambi avevano goduto e avevano gratificato l'altro.
Si separarono perché lui andò a prendere la macchina nel garage dell'ufficio e appena montato nella vettura la chiamò come se non si fossero visti fino ad allora: “Amore, ciao. Sai che ho conosciuto per strada una puttana fantastica, pensa che per 5 euro mi ha fatto un pompino nei camerini di zara e ne ha approfittato per succhiare il cazzo ad uno sconosciuto e per segarne un altro. Aveva la faccia piena di sborra e va ancora in giro così! Mai vista una troia del genere! E pensare che è la mia troia mi fa essere felice!!!”
“Ti adoro, amore, sono la tua troia e voglio fare tutto con te!”, gli rispose.
Poi salì anche lei in macchina e si baciarono, con quel retrogusto di sborra che lei ormai emanava sempre più forte e che la rendeva così affascinante, perversa e porca.
 
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